Joel Burger e altri (2020) – Catene alimentari variate e proiezioni difficili: le attuali comunità di ungulati di fronte a una crescita costante della popolazione umana
Quando Charles Darwin esplorò la punta meridionale del Sud America nel 1830, poco più che 1.2 miliardi di persone abitavano la Terra. Oggi stiamo avvicinandoci agli 8 miliardi, e gli impatti individuali sulla biosfera non diminuiscono. Questo articolo discute le influenze nefaste dell’odierna crescita della popolazione, sostenendo che “molto di ciò che una volta era generalmente prevedibile in termini di modelli e processi [all’interno degli ecosistemi] oggi non lo è più”.
João Abegão (2019) – Dove regnava la natura ora regna l’uomo: quadro generale
L’autore valuta i rischi attuali e potenziali derivanti dai cambiamenti ambientali dovuti alla crescita incontrollata della popolazione umana. João tratta l’entità e l’impatto della crescita della popolazione sui punti fondamentali della biodiversità e gli impatti ecologici della povertà attraverso l’evoluzione della caccia alla fauna selvatica.
Driscoll e altri. (2018) – Una gerarchia di crisi della biodiversità per valutare e perfezionare gli indicatori di sostenibilità
Secondo questa ricerca, gli indicatori attualmente in uso non attirano adeguatamente l’attenzione e nemmeno misurano tutti i driver della crisi della biodiversità. Driscoll e gli altri studiosi invitano ad utilizzare una gerarchia di crisi della biodiversità come modello concettuale che collega i fattori di cambiamento alla perdita di biodiversità per valutare la portata degli indicatori attuali. Trovano importanti lacune legate al monitoraggio delle azioni dei governi, della dimensione della popolazione umana, della corruzione e delle industrie a rischio socio-ambientale.
Crist e altri (2017) – L’interazione tra la popolazione umana, la produzione di cibo, e la protezione della biodiversità
Questa ricerca fa capire come le dimensioni della popolazione umana e il ritmo attuale della sua crescita contribuiscono in modo sostanziale alla perdita della diversità biologica. I bisogni di tutti gli esseri umani, in special modo riguardo al cibo, implicano che la prevista crescita della popolazione renderà quasi impossibile la protezione del mondo naturale. È necessario rallentare e infine invertire la crescita della popolazione per sostenere la biodiversità e il benessere umano. Per ottenere ciò, sono necessarie azioni; come investire nell’accesso universale ai servizi di salute riproduttiva e nelle tecnologie contraccettive, promuovere l’istruzione delle donne e raggiungere l’uguaglianza di genere.
Maxwell et al. (2016) – Biodiversità: la devastazione tra armi, reti e bulldozer
Secondo l’analisi dei dati della Lista Rossa IUCN su 8688 specie (Sean Maxwell e collaboratori), i driver dominanti delle attuali estinzioni sono l’eccessivo sfruttamento, l’attività agricola e lo sviluppo urbano. Più dell’80% delle specie analizzate è danneggiato da più di una minaccia derivata da queste attività, come il disboscamento, la caccia, la pesca intensiva, l’agricoltura / allevamento o l’industria del legname nell’ambito dell’attività agricola.
Ceballos e altri (2015) – La perdita di specie indotta dall’uomo moderno accelera: stiamo entrando nella sesta estinzione di massa
Gli autori hanno confrontato gli attuali tassi di estinzione dei mammiferi e degli altri vertebrati con due livelli di estinzione di base – quello di conservazione e quello di elevata conservazione. L’analisi ha mostrato che gli attuali tassi di estinzione superano di gran lunga entrambi i tassi di base naturali stimati. L’evidenza incontrovertibile è che i recenti tassi di estinzione non hanno precedenti nella storia umana e sono praticamente introvabili nella storia della Terra, sottolineando che l’umanità ha ormai avviato un fenomeno di estinzione di massa senza precedenti negli ultimi 65 milioni di anni.
McKee e altri (2013) – La densità e la crescita della popolazione umana sono state riconosciute come minacce di estinzione per le specie di mammiferi e uccelli
Esiste un legame tra la densità della popolazione umana e le minacce alle specie di mammiferi e uccelli? Se sì, può essere definito non solo nel presente, ma anche dinamicamente con la crescita della popolazione umana? Questa analisi mostra che la densità della popolazione umana è una causa fondamentale, e in molti luoghi una causa attuale, dell’estinzione di molte specie di mammiferi e uccelli.
McKee (2009) – Le estinzioni di massa contemporanee e l’imperativo della popolazione umana
Chi è responsabile dell’accelerazione della perdita di biodiversità? Mentre i comportamenti associati alle azioni umane possono essere legati a specifiche estinzioni, il modello globale di perdita di biodiversità è chiaramente legato alla straordinaria crescita delle dimensioni e della densità della nostra popolazione. Le continue perdite di specie rimangono molto probabili se la crescita della popolazione umana non diminuisce.
Luck (2007) – Rassegna delle relazioni tra la densità della popolazione umana e la biodiversità
L’articolo esamina le relazioni tra la densità della popolazione umana e la misura dello stato della biodiversità, concentrandosi in particolare sulle prove della congruenza spaziale tra le persone e la ricchezza delle specie, per stabilire il tipo di minaccia che una crescente densità della popolazione umana può rappresentare per la conservazione della biodiversità.
Thomas e altri (2004) – Il rischio di estinzione per il cambiamento climatico
Quante specie saranno minacciate dal cambiamento climatico antropogenico in futuro? Thomas e altri studiosi valutano i rischi di estinzione in un campione di regioni che coprono circa il 20% della superficie terrestre. Sulla base degli scenari medi di riscaldamento climatico, nel 2050, il 15-37% delle specie nel campione di regioni in esame sarà “destinato all’estinzione”.
Cincotta e altri (2000) – Human population in the biodiversity hotspots
Nel 1995 più di 1,1 miliardi di persone (circa il 20% della popolazione mondiale) vivevano all’interno di di aree ricche in biodiversità (12% della superficie terrestre della Terra). Il tasso di crescita della popolazione in quelle aree (1995-2000) è stato dell’1,8% annuo, sostanzialmente superiore al tasso di crescita mondiale (1,3% annuo) e superiore a quello dei paesi in via di sviluppo (1,6% annuo). Lo studio sottolinea il potenziale significato per la tutela dell’ambiente, del declino della fertilità umana e delle politiche e dei programmi che influenzano la migrazione umana.
Tradotto da Stefano Maida